CROLLO DEL "BRAND ICARDI": ma ne valeva la pena? O forse...
A mente fredda, cosa non facile in questo periodo, penso a tutta la questione Icardi/Inter e mi domando se non sia stata una operazione fin troppo azzardata da parte dell'entourage del giocatore nell'aver spinto a novembre sul fronte contratto. Tutte le eccessive esternazioni del suo procuratore/moglie in quella direzione con la conseguente condotta dell'ex capitano hanno prodotto uno scollamento con la società e la squadra non preventivato da nessuno in casa Icardi (o forse no?).
Penso infatti alle conseguenze che questa querelle abbia sortito attorno al "Brand Icardi". Penso ai tanti contratti firmati di sponsorizzazione personale che si basano anche sul numero di partite giocate e lui non gioca da dieci partite. Penso alla trattativa complicata (se mai c'è stata...) con la società Inter riguardo al fantomatico rinnovo di contratto. Penso ai premi Inter per il raggiungimento delle quote goal segnati. Penso a tutti i nuovi eventuali accordi commerciali con un Maurito sugli scudi e non in decadenza come appare oggi. Penso soprattutto alla sua immagine personale completamente ribaltata, passata da bravo ragazzo di famiglia allargata a bad boy che se ne frega di tutto e tutti. Penso alla fascia di capitano, tolta per comportamenti non consoni all'interno del gruppo. Penso a questa nuova declinazione della sua immagine in versione "attaccabrighe" che per una società, interessata ad acquistarlo, potrebbe rappresentare invece un deterrente invalicabile non indifferente.
In sostanza domando a Maurito: "Ma valeva la pena creare tutto ciò con una perdita personale di soldi e di immagine? Valeva la pena smuovere le acque (per ragioni di contratto) a stagione in corso con ancora degli obiettivi di squadra da raggiungere? Valeva la pena arrivare a questo "muro contro muro" e non aspettare tranquillamente la fine della stagione per poi salutarsi definitivamente?.
Non comprendo pertanto questa versione icardiana del famoso detto "Muoia Sansone con tutti i filistei!" in cui sembra emergere un paradossale fenomeno di autodistruzione. Alla fine a chi è servito tutto ciò? All'Inter direi di no, in termini di mancate prestazioni del N°9 e conseguente abbassamento della sua valutazione economica. Alla squadra no, visto che per esempio, con un Icardi in campo a fianco di Lautaro Martinez, avrebbe fatto comodo nel ritorno contro l'Eintracht in Europa League. A Spalletti, direi di no, perché se Icardi avesse proseguito il trend di gioco collaborativo intravisto a dicembre non ci sarebbero stati problemi nel proseguio della stagione. Ai tifosi, direi di no, in quanto si sono veramente stancati di vedere sempre l'Inter al centro di polemiche evitabili e con i traguardi importanti da raggiungere.
A meno che e ripeto, a meno che, in tutta questa operazione della famiglia Icardi non ci sia in realtà un piano diabolico di una parte terza (con la collaborazione fattiva della famiglia argentina) che tenda ad abbattere la quotazione di Icardi e relativa clausola rescissoria facilitando un acquisto più contenuto da parte della eventuale nuova squadra di Icardi, che non avrebbe poi problemi ad elargirgli successivamente un ingaggio sontuoso.
Io, in questo caso, se fossi l'Inter, terrei duro e cercherei di gestire nel migliore dei modi la trattativa di vendita evitando di cadere in "furbizie" di questo tipo.
È un ipotesi, ma a pensar male talvolta si azzecca... Vediamo.