ADIEU MONSIEUR ICARDI! Grazie, ma non è stato bello!
Sono tre anni che mi abbatto sulle prestazioni di Mauro Icardi e ora che è approdato al PSG mi pare giusto chiudere la querelle una volta per tutte.
Ho sempre difeso i giocatori dell’Inter, anche quelli più indifendibili contro i giudizi terribili del popolo interista, ma con Icardi invece mi è capitato il contrario. Il mio ragionamento di base sulla mia idiosincrasia nei suoi confronti è sempre stato di natura tecnico tattico. Negli anni ho capito che una squadra anche vincente nel tempo deve ogni anno cambiare qualcosina specie in attacco per non dare alle avversarie gli stessi punti di riferimento della stagione precedente.
Capitava alla Juventus anni ‘70-’80 del Trap che ogni anno, nonostante le continue vittorie, spiazzava tutti con piccole e mirate variazioni di gioco. Poteva essere l’anno della velocità di Fanna, dell’estro di Marocchino, o dei centimetri di Serena, ma la formazione recitava sempre Zoff, Gentile, Cabrini... Questo per dire che non puoi fossilizzare il tuo gioco d’attacco, benché vincente, su un’unica soluzione: figurarsi se poi non vinci nulla negli anni!
In passato accadde anche all’Inter con i sei anni di Vieri, e cioè con un giocatore più forte di Icardi, che fagocitava prepotentemente tutte le giocate dell’attacco interista. Sei anni a bocca asciutta e senza vincere nulla, ma con Vieri (guarda caso) che sfondava quota 103 goal segnati! Quindi sei anni con Icardi al centro dell’attacco sono stati veramente troppi! O sei Messi o altrimenti si deve cambiare!
Del resto l’Inter si è trovata nel momento peggiore della sua storia con pochi spiccioli in tasca e probabilmente ha preferito puntare tutto su Icardi, non potendo arrivare ad altri centravanti importanti e convogliando quindi tutta l’attenzione mediatica e del tifo interista sul nuovo presunto astro nascente. In tutto ciò Icardi ha preso man mano coscienza di questa situazione, accentrando tutto su di sé dentro e fuori dal campo. E qui il crescendo del giocatore si è fuso inevitabilmente con l’opportunismo personale. Ha dettato legge in tutto l’ambiente interista celebrando il dato dei goal realizzati come l’unico valore di merito di una squadra. Ha fatto della realizzazione del goal a tutti i costi il suo brand personale, dimenticando che a pallone si gioca in tanti modi e che in una squadra esistono pure i compagni. Quei compagni che negli anni hanno faticato non poco per metterlo nelle migliori condizioni per segnare. Quei compagni abituati anche fare altro, grazie al proprio repertorio calcistico, ma obbligati invece a snaturarsi, a sudare sette camicie, a sottostare a moduli univoci di gioco per farlo segnare, e se non bastasse anche a ricevere la dose di insulti dal pubblico interista perché l’ennesimo cross non era perfetto per la sua stoccata vincente da tre metri. E quanto si innervosiva in area quando le cose non venivano fatte bene, e dire che di palloni (non tutti perfetti) gli sono comunque arrivati! Un esempio? Negli ultimi tre anni l’Inter è la squadra ad aver prodotto più cross in Europa. Due nomi su tutti: Candreva e Perisic. Si sono sfiancati sulle fasce per metterlo nella migliore condizione per battere a rete, hanno macinato migliaia di chilometri per servirlo a puntino. Hanno ricevuto solo insulti, e dire che stiamo rilevando proprio in questi giorni chi sono effettivamente Candreva nell’Inter di Conte e Perisic nel Bayern di Monaco.
Aspetto Tecnico-tattico. Se il suo brand è sempre stato quello del goal segnato a tutti i costi, ben si capisce perché non ha mai voluto giocare con i compagni o partecipare più di tanto al gioco a centrocampo o in fase di ripiegamento. Per quale motivo infatti sfibrarsi e perdere energie invece da destinare sottoporta?
Quando è arrivato Spalletti, nel suo primo anno ha mantenuto l’Icardidipendenza, ma nel secondo, quando ha tentato di cambiare qualcosa in attacco a novembre 2018 con l’inserimento di Lautaro Martinez e Keita Balde è scoppiato il bubbone. Icardi ha sentito attorno a sé puzza di bruciato oltre al fatto che non era più potente all’interno dello spogliatoio dove negli anni ha eliminato tanti compagni di reparto per difendere la sua zona d’attacco impenetrabile a chiunque. Ricordate Osvaldo? Fatto fuori così come tanti altri. O altrimenti ti dovevi adeguare al ruolo di comprimario come per esempio Eder che avendo anche un gioco diverso e di gamba veloce doveva comunque girare al largo dalla sua zona di competenza.
Vogliamo poi ricordare le rimesse di Handanovic o i lanci lunghi dalla difesa? Non era capace di difendersi sulle palle alte, persino Palacio risultava essere più bravo di testa!
Quante volte ha dialogato con il proprio compagno di reparto? Rafinha, Lautaro, Naingollan, tanto per citarne alcuni, sempre pronti a servirlo in area, ma quante volte viceversa scaricare su di lui per l’uno-due e non ricevere mai il passaggio indietro?
O quando lanciato centralmente a rete a tu per tu col portiere veniva recuperato fisicamente o si incartava con dribbling improponibili. Anche perché è necessario anche affermare che Icardi non ha una grande tecnica individuale; lo avete mai visto andare in dribbling sontuoso, o fare un tunnel, sombreri, veroniche, o scattare dopo una finta secca, segnare da lontano (una sola ciabattata casuale con il Tottenham) offrire numeri speciali alla platea da vero centravanti?
Icardi è un ottimo finalizzatore, bravo a inserirsi nei traversoni dalle fasce, a spizzicare di testa, ad anticipare da tre metri dalla porta. Questo però non è sufficiente per affermare che sappia giocare bene a pallone. Gli score dei goal che tanto hanno offuscato gli occhi e i giudizi dei suoi fans non sono per me sufficienti a ribaltare un giudizio globale su un discreto finalizzatore, ma non su un campione in quanto tale e su cui costruire una squadra per anni. E dire che di campioni l’Inter ne ha avuti tanti nei decenni! Cito solo nel recente Eto’o e Milito, per Icardi esempi inarrivabili. Ma sembra che la memoria del tifoso interista sia evaporata velocemente e si sia invece fossilizzata sulle giocate sparagnine di Icardi.
Stendo un velo pietoso su tutto il resto avvenuto negli ultimi mesi, che mi interessa relativamente. ADIEU!